Tamara Jacquin

La sua ricerca artistica si concentra sul corpo, sul paesaggio e sulle tradizioni culturali. In parte dei suoi progetti parla dal corpo. Di ciò che accade dentro e anche di ciò che accade fuori. Comprende il corpo come percezione, memoria, movimento e presenza. È lo spazio in cui accadono le cose e un luogo di resistenza. Ispirata dalla sua biografia, crea immagini performative che esplorano le nozioni di identità, appartenenza e influenze sociali normative. Queste immagini cercano di coinvolgere intimamente il pubblico. Un'altra parte dei suoi progetti studia come il corpo costruisce il paesaggio dalla memoria. Usa il paesaggio ricordato per (ri)connettersi con la natura. Il ricordo non viene solo dalla sua memoria ma dalle generazioni passate che la abitano. Allo stesso modo pensa che lo spettatore completi l'opera con i propri ricordi. Creando luoghi in cui il pubblico si confronta con il paesaggio cerca di evocare il ricordo di esperienze sublimi come sentire il vento, gli alberi, le foglie, il prato, le montagne, l'acqua o la pietra. Nei suoi ultimi progetti esamina le tracce culturali del passato infiltrate nella nostra società contemporanea e come queste si siano rassegnate nel tempo e nella storia. Generalmente nella sua produzione adotta linguaggi diversi per costruire un approccio sottile e poetico che si riflette nella materialità. Esplora il linguaggio della scultura e dell'installazione attraverso fotografia, tessuti, video, performance e poesia. Sovverte le discipline decontestualizzando i supporti tradizionali per applicarli alla costruzione di oggetti e strutture, rivalutando la bidemensionalità di alcuni media. Nel suo lavoro non è interessata a mostrare un'iper-realtà che può essere compresa dal razionale, invece è interessata a incitare sogni che evocano realtà.