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Peter Buggenhout lavora con l'intento di complessificare e approfondire idee diverse, realizzando corpi di lavoro che esprimono aspetti vitali dell'esistenza contemporanea come la decadenza, la sovraccumulazione, l'incertezza, la distruzione e l'ignoranza, tra gli altri. La complessità formale di strutture e costruzioni di grande formato, sganciate da ogni tipo di rappresentazione, risponde a una logica interna che si rivela attraverso l'interazione fisica e diretta con le opere in specifici spazi.
Quello che appare come un caos travolgente, è in realtà il risultato di un processo meticoloso, lungo e metodico, che parte dall'abietto verso l'esperienza estetica. Le sculture compatte, spesso di dimensioni schiaccianti, si manifestano come rovine o come archeologia del sentimento protagonista delle attuali culture occidentali, fungendo da controproposta alle attuali tendenze di consumo rapido e facile. I suoi pezzi sono costituiti da oggetti o elementi trovati e scartati, precedentemente insignificanti o instabili come polvere, detriti o sangue, generando una densità di informazioni inaccessibili o informazioni accessibili ma solo gradualmente o in parte.
Il lavoro di Buggenhout è nelle collezioni di musei come il MoMA, il Centre Pompidou e il Musée National d'Art Moderne di Parigi, il Roberts Institute of Art e la Saatchi Gallery di Londra, The Margulies Collection e la Rubell Collection Family di Miami.
Peter Buggenhout ha mostrato il suo lavoro individualmente e collettivamente in istituzioni come: MoMA PS1, New York; Palais De Tokyo, Centre Pompidou, Petit Palais e La Maison Rouge, Parigi; Frankfurter Kunstverein, Francoforte; Kunstverein Hannover, Hannover; Neues Museum, Norimberga, Germania; Herzliya Biennial 2011, Israele; La Biennale di Venezia 2009, Venezia; Kunstraum Dornbirn, Austria; De Pont Foundation, Tilburg, Paesi Bassi; Museum of Old and New Art, Tasmania, Australia; M Museum, Louvain, Belgio; Museo Espacio, Aguascalientes, Messico, tra gli altri. Nel 2022 partecipa a una mostra collettiva a cura di Nicolas Bourriaud durante la Biennale di Venezia e alla Biennale di Lione.