Home Shows FLUX MOTUS L’Avanguardia nella città


Reggio Emilia è stata una delle città storiche del movimento Fluxus in Italia, polo di attrazione e promozione dei principali artisti del network provenienti dall’America all’Europa, dal Giappone alla Corea, grazie al lavoro e all’intelligenza di Rosanna Chiessi che nel 1971 creò Pari&Dispari, dapprima come casa editrice e dopo un paio di anni anche come galleria d’arte. La stessa galleria VV8artecontemporanea è nata anche sull’amicizia e i consigli di Rosanna Chiessi fin dalla prima mostra dedicata a Urs Lüthi, nel 2007. Quindi questa esposizione è anche un modo per ricordare un rapporto straordinario e una passione nata proprio sul terreno del confronto e della continuità tra generazioni verso un’arte di ricerca. 

L’avanguardia chiamata Fluxus nacque ufficialmente con il Fluxus Internazionale Festspiele Neuester Musik di Wiesbaden (Germania) del 1962, da un progetto dell’architetto lituano George Maciunas, emigrato a New York. Vi parteciparono, oltre a Maciunas, artisti che oggi sono ritenuti tra i più importanti del secolo come Nam June Paik, Wolf Vostell, George Brecht, Giuseppe Chiari, Al Hansen, Emmett Williams, Ay-O, Robert Filliou, Ben Vautier, Daniel Spoerri e Dick Higgins (teorico dell’Intermedia e fondatore della casa editrice Something Else). Ma sicuramente l’ispiratore spirituale e maestro degli artisti Fluxus è stato John Cage con le sue lezioni alla fine degli anni Cinquanta al Black Mountain College e alla New York School. Questo gruppo di artisti è diventato un riferimento mondiale per tutta la sperimentazione multimediale. L’idea di mettere insieme la musica, la performance, la pittura e la fotografia, nacque da quell’esperienza fondamentale per tutta l’arte contemporanea. Fluxus significa movimento continuo, sperimentazione, pratica estetica associata a quella politica, rottura delle barriere tra i linguaggi creativi. Inoltre Fluxus è stato il primo movimento artistico transnazionale che ha unito Stati Uniti ed Europa, Oriente e Occidente sostenendo un’arte etica responsabile e partecipativa.

Questa mostra non solo è l’omaggio a Rosanna Chiessi, ma anche un modo per ricordare uno dei fluxisti storici ancora attivi che da decenni ha deciso di vivere a Reggio Emilia: l’appena novantenne Philip Corner, protagonista di una ricerca musicale e performativa che non si è ancora conclusa. Nel 1967 fu proprio Corner a ereditare la cattedra di Musica moderna presso la New School per Social Research che fu di John Cage.

 

Del resto è importante il ricordare che una città come Reggio ha vissuto stagioni importanti in cui il suo tessuto culturale ha prodotto e partecipato alle avanguardie artistiche e letterarie europee, basti ricordare Adriano Spatola e Giulia Niccolai, soprattutto negli anni Settanta e Ottanta. Agli artisti Fluxus la città ha dedicato numerose mostre da Nam June Paik nel 1990, Wolf Vostell nel 1998, Women in Fluxus nel 2012, con Flux Motus si vuole far riemergere un momento importante della storia culturale della città. Infatti saranno esposte oltre 30 opere di Philip Corner, Wolf Vostell, Geoffrey Hendricks, Ben Vautier, Ben Patterson, Bob Watts, Giuseppe Chiari, Alison Knowles, Jackson Mac Low, Yoko Ono, Takako Saito, Nam June Paik, Charlotte Moorman che testimoniano l’ampiezza dei linguaggi espressi da questo movimento. La presenza di multipli e di edizioni documenta perfettamente un’esigenza degli anni Settanta: offrire opere d’arte che fossero accessibili da parte di un pubblico vasto. L’opera moltiplicata aveva lo scopo di divulgare idee estetiche e politiche, era una scelta di allargare i confini del mondo dell’arte in funzione di una concezione dell’arte come superamento dell’estetica borghese e decorativa, e consapevole presa di coscienza del suo ruolo nella società.

Si ringrazia per la preziosa collaborazione i Collezionisti privati e la galleria La Giarina di Verona  .

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