From 29/04/2020 To 16/05/2020
L'ARTE DI SCOLPIRE IL VENTO
Scolpire il vento, nella sua intensità, nel suo moto instabile, richiede un'abilità straordinaria. E' un elemento astratto, non lo vedi se non nei suoi effetti, ma lo senti vibrare, fischiare, come un canto che pervade la natura e le cose.
“Io sono il vento”, scrive Lillo Giuliana sulla testa di un gabbiano, un vento che spira ora in un verso ora in un altro. Un vento che trasporta pensieri e ricordi, inebriante e mutevole nel suo percorso come imprevedibile ed effimera è la vita. Incerto e precario come la barca che, in balia delle onde del mare, affronta un viaggio, quello della vita. Una barca che va verso l'orizzonte, foriero di nuove speranze e illusioni.
Le sculture di Lillo Giuliana sono semplici e poetiche e racchiudono tempi, modi, narrazioni e percezioni. Attraverso la sintesi formale egli coglie il significato più alto e il lato nascosto delle cose. Moduli geometrici tracciati sulla materia compongono disegni legati all’infanzia che recano la nostalgia e la solitudine di momenti spazzati via dal vento e dal tempo. Sono opere dinamiche, cariche di una dimensione lirica, vitale e vibrante, in cui la linea suggerisce il movimento dell’aria e del mare o compone forme riconoscibili che riportano ai giochi dei fanciulli, come una barchetta di carta con la bandierina di un paese dei balocchi, tesa per lo spirare del vento, lo stesso che fa muovere una girandola. Si torna bambini attraverso la leggerezza del gioco, per apprezzare nuovamente la bellezza e la magia del presente. Un senso diffuso di allegria, o forse di malinconia, ricompone frammenti di un vissuto immerso nel tempo, come legato ad un incantesimo che unisce momenti reali e immaginari.
Gli uccelli, più volte rappresentati da Giuliana in questa serie, si lasciano trasportare e seguono il fluire del vento. Parlano il linguaggio degli angeli, ai quali sono stati spesso accostati simbolicamente sin dall'antichità, mettendo in comunicazione ciò che è umano con ciò che è spirituale, messaggeri di presagi che il volo e il canto portavano agli uomini. Un misticismo che si colloca nelle antiche dottrine religiose e filosofiche, evocato attraverso riti e segni e che va al di là della storia dei tempi. Giuliana si proietta verso spazi arcaici, oltre la conoscenza sensibile, tra simboli ancestrali e icone contemporanee e, dominando con grande efficacia espressiva la materia, la plasma per svelare la realtà trascendente che dà un significato al tutto.
La pietra grezza, raffigurazione del caos, o levigata, come principio di ordine; e, ancora, bianca o nera: elementi contrapposti scelti senza alcuna casualità. Il compimento dell'opera, infatti, rimanda a scelte progettuali storicistiche che sottolineano la coesistenza di materie differenti al fine di evidenziare il legame tra cielo e terra. Una barca scolpita nella pietra nera è sospesa al centro di una cornice quadrata, una manifestazione terrena in opposizione al cielo. Un piccolo mondo protetto da una linea chiusa la quale traccia i contorni di un luogo onirico e misterioso, in bilico tra terreno e spirituale. Giuliana ne lascia aperta l’interpretazione, incoraggiando chi osserva a confrontarsi e a indagare la propria interiorità.
La figura umana è esclusa dalla narrazione, ma se ne racconta la sorte. Le storie si intrecciano, trasportate dal vento; fiaba e avventura, immaginazione e sogno si sovrappongono; gli attimi fuggono tra le dita, sentinelle inconsapevoli di pillole di storia personale. Perché in fondo anche noi siamo il vento. Noi che siamo in cerca del nostro destino e della nostra libertà ci interroghiamo su chi siamo e verso dove andiamo. Noi che corriamo incontro alla vita, mutando più volte percorso, trasportati dai sogni e dalle passioni. Impariamo a volare come un gabbiano, capace di librarsi e tenersi in volo anche con il vento forte, e a perderci nella vita che scegliamo e nei ruoli che desideriamo. Siamo compagni di un viaggio dal quale è impossibile tornare indietro.
Ascoltare il vento è ciò che è importante, il suo canto e la sua musica, danzare al ritmo della sua melodia, lasciarsi andare al mutamento e seguire il destino, per imparare a conoscere il senso della vita e a intraprendere il volo libero dell’anima.