Qualcuno la definisce un'esperienza emozionante e coinvolgente, un modo nuovo di "immergersi" nell'arte e di interagire più direttamente con essa. Certo è che le produzioni si moltiplicano e spopolano in tutto il mondo, coinvolgendo sempre di più il grande pubblico. Ma cosa sono e come funzionano le mostre immersive? E davvero sono in grado di ridefinire il concetto di mostra d'arte?
Articoli Correlati: News dal mondo e dal mercato dell'arte - Marzo 2023, Arte e Intelligenza Artificiale: le regole sono uguali per tutti?, I misteri nascosti dietro ai furti d'arte più celebri della storia
"Hai mai sognato di entrare in un quadro? Con questa mostra ora puoi farlo": è questo l'invito allettante con il quale ci viene proposto di visitare Van Gogh: The immersive experience, una mostra immersiva fra le più in voga del momento, che a partire da questo mese andrà in scena anche a Milano presso lo spazio Lampo Scalo Farini. Ma di cosa tratta e perché questo tipo di esperienza espositiva, che incontra un crescente favore da parte del pubblico e dei social, scatena da una parte grande entusiasmo e dall'altra critiche al vetriolo? Avventurarsi all'interno di una mostra immersiva significa a tutti gli effetti vivere una diversa esperienza estetico-sensoriale, che alcuni definiscono sensazionale e che in ogni caso costituisce un nuovo modo di rapportarsi all'opera d'arte. Per consentire una totale immersione servono innanzitutto ampi spazi (fino a 3000 metri quadrati) e una combinazione di tecnologie che prevede l'utilizzo di potenti proiettori laser per riprodurre immagini su pareti, soffitti e pavimenti, grandi schermi, supporti sonori e fonti di luce. In molti casi viene offerta anche la possibilità di accedere a esperienze di VR che simulano situazioni virtuali tridimensionali all'interno delle opere stesse. In tal modo, sostengono i cultori del genere, gli amanti dell’arte di tutte le età hanno la possibilità di trasformare una fruizione passiva, in un'esperienza attiva e coinvolgente. Ma è davvero così?