Home Magazine Il filo dell’orizzonte: una panoramica di Luca Conca.

“Il filo dell’orizzonte, di fatto, è un luogo geometrico, perché si sposta mentre noi ci spostiamo.” di Antonio Tabucchi. Una mostra di Luca Conca.

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Quando per la prima volta mi sono imbattuto nell’opera di Luca Conca, il mio sguardo non poteva non soffermarsi su quello stacco a volte impercettibile, a volte intuibile, e altre volte così nitido, tra la terra ed il cielo. 

Considerando altre opere dello stesso autore, quello stacco si sposta di volta in volta, segue lo spettatore, si snoda di tela in tela, di paesaggio in paesaggio: da prossimo si fa lontano, colmando quasi tutto il campo visivo. Non ho potuto non associare queste vedute tra mari e montagne ad un utopico luogo sospeso, ad un luogo dove è possibile inseguire l’orizzonte da qualunque punto ci troviamo a contemplarlo.

Credo che il genio letterario di Tabucchi riesca ad afferrare pienamente la profonda unione tra stato d’animo e paesaggio, tra azione e contemplazione, tra ciò che si è e ciò che si vede. 

Luca Conca, Mare, 2022.  Courtesy of VV8artecontemporanea.

"Giardini Sospesi" vuole essere infatti un riferimento sia al paesaggio che al punto di vista dal quale si guarda. La mostra in via dell’Aquila è divisa in due sezioni tematiche attorno alle quali gravita la ricerca dell’artista: il mare e la montagna. Una costruzione ad ellisse, bifocale, dove la sintesi la si può trovare soltanto in un non-luogo, sul filo dell’orizzonte, sospeso nell’equilibrio sottile di due realtà complementari: la roccia e l’acqua in tutti i loro stadi, dai fini granelli di sabbia alle grandi formazioni montuose; dalle onde degli oceani alla leggerezza delle nuvole.

Ogni opera di Luca Conca può essere definita un giardino sospeso, dove l’elemento primario caratterizzante il soggetto raffigurato diviene appunto il belvedere, quella cornice, o meglio quella terrazza proiettata verso un paesaggio che inevitabilmente entra a far parte della dimensione “domestica” dell’uomo, pur nella sua sacrale intangibilità, e dove il giardino progettato cede alla contemplazione dell’imprevedibile.

VV8 ARTECONTEMPORANEA 2023. Courtesy of VV8artecontemporanea

Nelle tredici opere di Luca Conca inedite qui presentate, il colore si alterna alla scala di grigi in un gioco progressivo di saturazioni attraverso formati che vanno dalla cartolina patinata alle dimensioni che ricordano le grandi pitture di paesaggio dell’Ottocento. 

Nonostante si ponga in continuità con la grande tradizione pittorica romantica e neorealista del paesaggio, dal sublime di Caspar David Friedrich all’impressionismo analitico di Giuseppe De Nittis, Luca Conca riesce a donare un accento decisamente contemporaneo attraverso l’assolutizzazione dell’elemento dipinto, che da sfondo fotografico diviene soggetto principale della visione. 

Partendo dalla fotografia di genere, o dall’iconica immagine da cartolina, l’artista reinterpreta il paesaggio, lo rielabora in chiave scientifica, purificandolo da tutti gli elementi di interferenza per inverarlo in una dimensione più spirituale, uscendo dai canoni classici di veduta.

Più che neorealista, Conca utilizza l’immagine fotografica come spunto, allontanandosi dall’idea di pittoricità della fotografia, o viceversa della fotograficità della pittura. 

Come giocando sui formati, un piccolo dettaglio può diventare un soggetto imponente, e viceversa un fondale scenografico un’opera di raffinata miniatura. L’effetto ottenuto da Conca è un ribaltamento di proporzioni, una scelta critica ben precisa che già diviene dichiarazione di poetica personale.

VV8 ARTECONTEMPORANEA 2023. Courtesy of VV8artecontemporanea

Partendo dalle pennellate rapide e delicate delle tele di piccolo formato, che tanto ricordano nei loro giochi di luci i pittori inglesi del tardo Settecento, il tratto a poco a poco si sgrana all’ingrandirsi dei confini della tela, diventa vaporoso, rarefatto, quasi compendiario nelle nubi che circondano le alte vette o che minacciano tempesta su un mare plumbeo sferzato dal vento; gli stessi confini dell’orizzonte si fanno meno nitidi.

Scompaiono le tracce dell’uomo, scompaiono le impronte della fauna, e rimane la materia nuda, icastica ed iconologica. Nessun artificio illusionistico, nessun trompe l’oeil, ma piuttosto una lettura esicastica della natura, dove ogni elemento trascende verso una dimensione di stabile e profonda tranquillità, ponendosi come riflessione a chi con lo sguardo accetta la sfida.

L’esicasmo infatti è una contemplazione tecnica, dove la meditazione spirituale diviene un tutt’uno con la persona che la pratica, e dove il ritmo compositivo del paesaggio, i rumori, si fondono con il respiro, con il battito cardiaco che si dilata, si espande verso l’infinito.

Allo stesso modo, quasi come in una meditazione, nell’esposizione di Conca il paesaggio si svela in chiave apofatica, potendo comunicare tutto se stesso soltanto attraverso ciò che non è, o ciò che le parole non possono esprimere, offrendo una pienezza di significato soltanto ponendosi in contatto con l’occhio contemplativo dello spettatore, che a sua volta è chiamato ad assumere piena consapevolezza della parzialità del proprio sguardo, del proprio campo visivo, nei confronti di un orizzonte che va cercato oltre la tela, dentro se stessi, dove ciascuno è chiamato a portarselo dentro gli occhi.

Luca Conca, Mare, 2023. Courtesy of VV8artecontemporanea.

 

Cover image: VV8 ARTECONTEMPORANEA 2023. Courtesy of VV8artecontemporanea.

A cura di Bernardo Marconi

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