Il rapporto tra luce e spazio è il focus della mostra che presenta opere di pittura e scultura che si aprono alla tridimensionalità per sconfinare in nuovi territori della realtà e dell’arte.
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Le “costruzioni scultoree” di Alessandra Porfidia (Roma, 1962) di piccole e medie dimensioni presentate in galleria costituiscono un compendio alla grande mostra installativa “Territori del sentire” allestita nei Giardini delle Serre - Villa Reale Monza (15 aprile/10 maggio) da Thuja Lab in coprogettazione con Meridiana-Generazione Senior. Diverse per dimensione ma affini per realizzazione, le sculture in ferro e in marmo proseguono la stessa ricerca sulla luce nell’alternanza di pieni e vuoti. Artista e docente responsabile della scuola di scultura dell’Accademia di Belle Arti di Roma, Alessandra Porfidia è stata la prima donna scultrice italiana ad avere la titolarità della cattedra di scultura all’Accademia di Brera nel 2006 e all’Accademia di Firenze nel 2010.
Una ricerca da sempre finalizzata alla “luce dipinta” è quella condotta da Giovanni Lombardini (Rimini, 1950). Sperimentatore instancabile di tecniche e materiali, l’artista arriva al punto di estrema sintesi affidando ai colori mordenti e alla superficie lucida il compito di esplicitare l’esito della sua ricerca con un linguaggio astratto che approda ad opere che superano il limite bidimensionale della pittura.
Di tutt’altro esito la ricerca condotta da Raffaele Cioffi (Desio,1971) che partendo sempre dal colore dipinto con la tradizionale tecnica di pittura ad olio arriva, nella serie “Soglie”, ad “intrappolare” sulla tela la luce che proviene da sagome sfumate di finestre e porte dischiuse su un altrove non realistico e indefinito. E’ come se la luce provenisse da un’altra dimensione e si inserisse nell’anima dell’artista e, di rimando, in quella dell’osservatore.
La dimensione spirituale è presente anche in Fabio Adani (Correggio, 1974) che tende alla rarefazione dell’immagine attraverso un uso calibrato della luce e una tecnica dell’acquarello non convenzionale. La sua pittura neo-metafisica non vuole descrivere ma evocare, non raccontare situazioni concrete ma piuttosto partire da esse per trascenderle fino ad alludere ad una realtà “altra”, che è anche un invito all’introspezione per fare emergere quella luce interiore che è metafora e necessità dell’esistenza umana.