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Dal 22 novembre al 2 dicembre 2023, iKonica Art Gallery ospita la mostra personale dello scultore e pittore Marco Di Piazza dal titolo “Conquistare la leggerezza”.

La mostra, a cura di Francesca Bianucci e Chiara Cinelli, raccoglie una selezione di opere particolarmente rappresentative del percorso artistico di Marco Di Piazza, autore di origini romane, formatosi in Toscana, tra San Gimignano e Firenze, e che attualmente opera tra l'Italia e la Germania, dove vive dal 2003.

Non potremmo comprendere appieno il lavoro di Marco Di Piazza se ignorassimo le origini del suo viaggio, il terreno da cui ha tratto ispirazione la sua creatività. La sua arte affonda le radici in una storia familiare intimamente segnata dall'influsso umano e artistico dei genitori, Francesco Di Piazza e Maria Rebora, entrambi animati da una profonda passione per l'arte e la cultura umanistica, che ancora oggi è evidente nelle opere dell'artista.

Se da un lato, infatti, la madre era un'eccellente e raffinata pittrice, formatasi all'Accademia delle Belle Arti di Roma, il padre, filosofo e psicoanalista, amava esprimersi anche attraverso i codici visivi dell'arte, oltre a coltivare una profonda passione per la musica. Da questo terreno fertile e straordinario Marco Di Piazza trae il seme della sua arte, per poi trovare lungo il percorso il suo personale modo di esprimersi, segnato dal profondo umanesimo che ha permeato le sue origini.

Al centro della sua ricerca troviamo infatti l'Uomo: tra i soggetti ricorrenti, presenti anche in questa mostra milanese, incontriamo figure umane o più spesso gruppi di figure, quasi sempre in movimento, insieme a maternità, coppie, o qualche rara figura solitaria. Nelle opere di Marco Di Piazza, siano esse disegni, dipinti o sculture, la figura umana viene riportata alle sue linee essenziali: nel corso degli anni, l'artista libera progressivamente il segno, rendendolo sempre più spoglio e asciutto, e conquista una dimensione di leggerezza, dove i vuoti prevalgono sui solidi, e la figura umana è libera di vibrare, diventando essa stessa puro movimento.

Essenzialità e movimento sono tratti caratterizzanti di tutta la sua opera, di cui troviamo già chiara espressione nei suoi disegni. Il disegno, infatti, gioca un ruolo fondamentale nel processo creativo che porta l'artista a tradurre la sua visione dalla bidimensionalità dell'opera su carta alle tre dimensioni della scultura: “Il disegno è l'origine essenziale di ogni scultura e guida la forma con funzioni di modello – osserva Marco Di Piazza -; ogni linea che lo compone lascia la superficie della carta e sale nelle tre dimensioni dello spazio. Una sequenza di fasi che, attraverso una particolare tecnica, permette di acquisire solidità. Una solidità che li farà ancora vibrare, e il vento impartirà alle opere destinate all'esterno vibrazioni che non ne provocheranno la deformazione”.

“Le sculture di Marco Di Piazza – osservano le curatrici Francesca Bianucci e Chiara Cinelli – ritraggono figure umane sospese nell'aria, colte nell'atto di vibrare, come scosse da un leggero soffio di vento o da un'improvvisa emozione: il movimento, unito all'essenzialità delle linee e alla pienezza pulsante dei vuoti, non è più solo un elemento formale ma un'istanza concettuale, un'urgenza espressiva che porta l'artista ad addentrarsi in una dimensione spirituale che si manifesta in modo quasi tangibile nelle sue opere. Le figure umane sembrano spinte, all'unisono, da un comune anelito verso un ideale, che trascende la dimensione terrena e finita dell'essere umano. Sono opere pervase da una tensione immateriale accentuata dall'incompletezza delle forme, che lascia spazio all'immaginazione e all'indefinito”.

“Un'incompletezza che – come osserva l'artista – nasce all'interno del processo artistico, riflette intenti di essenzialità già presenti nel disegno che si trasferiscono naturalmente nelle forme della scultura”.Durante il suo percorso artistico, senza mai abbandonare il disegno, Marco Di Piazza esplora la materia, prima pietra e bronzo, poi ferro e acciaio, svuotandola progressivamente del suo “peso”, per arrivare a una dimensione di leggerezza che è oggi un tratto essenziale della sua produzione artistica, come dice lo stesso artista: “Nei quindici anni in cui ho lavorato nella pietra e nel bronzo, continuando a disegnare, il tema della maternità e della coppia ha prodotto figure solide e quiete: ‘erano già danza e movimento ma entrambe contenute. Poi la liberazione in un certo
senso dalla materia...

All'inizio degli anni Duemila, sulla scia del disegno, che nel tracciare la figura umana era sempre stato semplice e immediato e ora diventava ancora più essenziale e dinamico, iniziai a realizzare sculture in acciaio che, nella composizione, facevano prevalere i vuoti sul pieno. Qui sorge una immediata e inevitabile ‘spiritualità’, non cercata con intenzione, ma incontrata e raggiunta. Una dimensione che nasce da una fortunata e faticosa ricerca che mi ha fornito gli espedienti tecnici per creare sculture stabili e solide in ogni loro costola. Improvvisamente la possibilità di svuotare teste, arti e corpi si è aperta nelle mie mani, creando opere in grado di sentire appieno la sensibilità e la gerarchia delle linee tipiche dei disegni originali ”.

Marco Di Piazza è inoltre autore di importanti opere di arte pubblica, dislocate in Italia e all'estero, che rappresentano un aspetto centrale della sua produzione artistica, di cui è preziosa testimonianza nella monografia Noi delle strade, edita dalla Casa Editrice Effigi, che sarà presentata presso la storica Libreria Bocca di Milano, giovedì 23 novembre, alle ore 17.00.

Questa monografia è frutto di diversi punti di vista ed esperienze: da un lato si tratta di un catalogo delle opere dell'artista che si trovano soprattutto nel territorio di San Gimignano, negli spazi religiosi e pubblici e lungo le vie della Via Francigena. Per un altro è un approccio alla street art, e al rapporto che esiste tra opere d'arte e pellegrinaggio moderno, tra la sfera estetica e la sfera del sacro.

Ma il libro è anche la storia della formazione dell'artista Di Piazza nel contesto di un affare di famiglia che lo legava alla città delle torri e al mondo dell'arte a tutto campo. Figlio d'arte, artista di un territorio e del mondo, Marco Di Piazza viene raccontato e viene raccontato da diversi punti di vista (artistico, antropologico, dei pellegrini tradizionali e moderni, dei tedeschi e degli italiani) che rendono denso e complesso il suo viaggio e mostrano le radici che la sua pratica artistica ha nella terra e nel paesaggio.

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