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GIANLUCA PATTI
C'ERA UNA VOLTA, OGGI…
A CURA DI JESSICA TANGHETTI

Milano, 20.01.21 - 27.02.21

“Aion pais esti paizon, pessevon paido he basileie”
“Il tempo è un bambino che gioca a dadi: il regno del bambino”
[Eraclito, Frammento B52]

C'era una volta, oggi… è la narrazione di una storia senza tempo, originata dagli elementi più semplici e fondanti alla base dell'espressione e dello sviluppo individuale.

I bisogni umani
fondamentali, come espressione di sé e gioco, colori primari e forme elementari, immanenti e innati nello sviluppo individuale e collettivo, sono espressi dall'artista in un caleidoscopio di colore, energia e dinamismo. I colori si spezzano in fluttuanti, sia nei pezzi, apparentemente monocromatici [serie Frequenze], sia in quelli multicolori [serie Rumore], manifestandosi così potentemente da invadere i loro confini resinati, diventando immagine nell'interiorità dello spettatore. L'opera pittorica sale fino a un sistema stratificato, dove la rappresentazione di oggi esposta dal colore incontra il passato, narrato dalla stratificazione dei materiali dietro la superficie delle opere d'arte. Ante diventa Nunc in un continuo dialogo tra passato e presente, dove il colore e la stratificazione sono strumenti per riflettere sul tempo e sulla contemporaneità.

L'opera di
Gianluca Patti ci invita a una fruizione a cinque sensi per percepire “i sentimenti, e la nostalgia, che quell' anima sente di fronte ai colori ’’, come insegna Rudolf Steiner, ma con naturalezza e purezza infantili. La dimensione ludica è centrale e alla base della ricerca dell'artista, che rappresenta il risultato dell'incontro tra Spieltrieb e Kunsttrieb, l'urgenza/istinto del gioco e l'urgenza/istinto dell'arte nelle parole del filosofo Friedrich Schiller. Il gioco non rappresenta la leggerezza, ma lo strumento fondante e senza tempo della crescita personale, iniziando senza fine l'osservazione del mondo. Il lavoro dell'artista mira a coinvolgere il pais paizon eraclita dello spettatore, stimolandolo a cercare risposte e interpretazioni di scenari aperti, come accade nelle installazioni Frequencies e The Game, dove l'incontro tra arte e gioco è uno strumento per enfatizzare il lato più intimo e infantile dello spettatore.


E così l'opera dell'artista diventa evocativa di una dimensione fiabesca, fatta di tracce del passato e frammenti contemporanei, che si relazionano tra loro in un'esultanza di giochi, forme e colori. Seguendo necessariamente un approccio amorale, il racconto dell'artista intimo diventa, a vari livelli di interpretazione, il racconto di tutti, fluttuando tra dimensioni reali e oniriche. L'arte funge da punto di partenza per innumerevoli fiabe che invitano all'amor fati, infinite narrazioni aperte con epiloghi infiniti…

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