Home Mostre Alighiero Boetti. The Fantastic World


La mostra “Alighiero Boetti. The Fantastic World”, in programma alla Dep Art Gallery di Milano dal 28 febbraio al 26 maggio 2018, si compone di una trentina di opere su carta a partire dal 1965. La selezione comprende quelli descritti come quelli di sua "mano" (quindi, non realizzati con la collaborazione o l'intero lavoro di altri) e una grande installazione
dal 1979 che fino ad oggi non è mai stata riproposta.


Le opere presentate esemplificano che per Alighiero Boetti la marcatura e il disegno equivalevano a tracciare una mappatura di un mondo immaginario, completata con le più diverse figure stilistiche, spesso con cenni classificatori di modalità e soggetti, che si ripetono e si fondono, fondendo, moltiplicando e aggregando.

Questi documenti sono sempre più estesi o moltiplicabili. Le carte di Alighiero Boetti, infatti, spesso indicano una prevalenza di scrittura, rendicontazione, collage o traccia; tuttavia, altrettanto spesso, rivelano il predominio della pittura.

Infatti, le opere in mostra non sono né progetti né disegni preparatori, ma si presentano a tutti gli effetti come dipinti. Strutturate, costruite e ben definite, le opere esposte rivelano uno degli aspetti meno noti dell'artista: è stato un pittore d'eccezione.

Curata da Federico Sardella, la mostra si apre con un inchiostro di china su carta (1965), risalente al primo periodo creativo dell'artista, e prosegue con un approfondimento dedicato a uno dei temi preferiti di Boetti: la natura rivisitata e il regno animale. A partire dagli anni Settanta, questo tema ha occupato una parte significativa dell'attenzione dell'artista. Ha
fortemente differenziato la sua produzione negli anni '80 al punto da caratterizzarne il periodo. Scimmie, pantere, delfini, rane, capre di montagna, tartarughe e altre creature del mondo animale prendono forma a Boetti. Grazie ad Alighiero Boetti, rinascono, sono elementi decorativi che possono essere ripetuti all'infinito, e, come i numeri, possono essere combinati senza limitazioni.

Anche l'importante installazione dello Zoo del 1979 illustra questo tema. Sviluppato da Alighiero Boetti con i figli Agata e Matteo, Zoo è stato installato una sola volta, nello studio romano dell'artista. Spesso è stato
pubblicato, ma mai riproposto fino ad oggi. È stato documentato a suo tempo nelle fotografie di Giorgio Colombo, e l'installazione – un tipo di assemblaggio di animali a cui l'artista e i suoi due figli hanno dedicato diversi mesi per costruire – è ora rivisitata e adattata allo spazio della galleria. Ci si può sedere su un tappeto afghano e osservare gli animali
dall'alto, che inevitabilmente sposta il punto di vista del lavoro e del ruolo dello spettatore nella sua completezza. Questa installazione impiega gli stessi soggetti plastici utilizzati da Alighiero Boetti e dai suoi figli. Questi oggetti sono disposti secondo il classico concetto Boetti di raggruppamento per genere, mentre il posizionamento degli animali è finalizzato anche a
notarne lo sfondo geografico. Infatti, l'artista stesso scrisse: "Questi animali portano in sé la memoria di milioni di loro predecessori e ricordano il tempo. Un tempo antico: lento, anonimo, identico, immobile, immutato"; Un'altra sezione della mostra è dedicata a soggetti insoliti o particolarmente rari, spesso in bianco e nero, o
comunque non colorati, disegni con grafite, inchiostro, acquerello o penna a sfera. Tutte le opere esposte sono completate su carta. Un esempio è Lampada (1965), riconducibile al periodo torinese dell'artista.
La mostra è accompagnata da un volume bilingue (italiano-inglese) realizzato da Dep Art, contenente un'introduzione di Antonio Addamiano e Federico Sardella, un testo del curatore che è un soliloquio su “Alighiero e Boetti” (il concetto di “gemelli” dell'artista), la riproduzione di tutte le opere esposte, una selezione di immagini del repertorio e una nota biografica aggiornata.

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