Becker Schmitz

Non è un compito facile descrivere il lavoro estremamente eterogeneo di Becker Schmitz in poche brevi frasi. Prima di tutto, non è possibile dire chiaramente se l'opera dell'artista di Duisburg debba essere classificata come "pittura", "installazione" o "intervento site-specific". Prova un grande piacere nel saltare da un genere all'altro e rifiuta tutte le categorizzazioni unidimensionali e costrittive.

Tuttavia, le varie componenti della sua opera proteiforme sono tutte cariche della stessa energia, con la stessa sorprendente prontezza ad espandersi con forza nello spazio tridimensionale. Quando dipinge, Becker Schmitz crea quadri allucinatori pieni di bellezza spettrale, quadri dai colori velenosamente sgargianti davanti a sfondi tetri e cupi, quadri dalla pesante matericità e dalla trama quasi scultorea, quadri i cui motivi archetipici (casa, albero, cavallo) oscillano in un precario equilibrio tra una pura esperienza pittorica e narrazioni cariche di atmosfera. È sempre incerto se i motivi emergano dalla superficie pittorica o, al contrario, se siano essi stessi portatori di effetti superficiali.

Quando lavora con mezzi scultorei, Becker Schmitz tratta il rispettivo spazio in modo molto particolare. Con i materiali più semplici – manganelli di legno trovati, nastro adesivo – costruisce strutture dinamiche, che incunea tra pareti e soffitti, oppure riempie lo spazio espositivo di moduli gonfiabili, ingombranti, che costringono lo spettatore a ripensare la percezione spaziale classica. I suoi interventi minimi o ossessivi si avvalgono di una strategia invasiva, che sottolinea le caratteristiche dello spazio e – perché così invadenti – contemporaneamente le fa scomparire del tutto.