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Aldo Tagliaferro

1936 - 2009
Milano, Italy

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Opere di Aldo Tagliaferro

Aldo Tagliaferro nasce a Legnano nel 1936, città nella quale svolge, in tenera età, un'intesa attività pittorica.

Nel 1963 gli viene offerta la possibilità di trasferirsi a Sesto San Giovanni nel "Quartiere delle botteghe", come lo aveva chiamato il suo ideatore, il muratore e collezionista Felice Valadè, che aveva messo a disposizione degli artisti una ventina di studi in cambio di dipinti .

Per quell 'occasione si era costituito un gruppo di artisti che rappresentavano le tendenze più significative del momento: dalla nuova figurazione di De Filippi e Ceretti alla figurazione segnica di Verni e Bionda, dalla ricerca oggettuale di Castellani e Bonalumi alla concettuale di Fabro.

In questo contesto ha avuto modo di conoscere e confrontarsi con questi artisti.

Dopo un breve periodo di maturazione del proprio lavoro individuale una propria problematica: dal 1965 inizia una ricerca che vuole essere “documentazione” e analisi critica del contesto socio-politico e del comportamento umano.

Per essere più vicini alla realtà usa immagini fotografiche, recupera dalla cronaca perché testimonianze di "eventi", che attraverso elaborazioni, restituiscono in senso critico.

In questo percorso cerca soluzioni formali per restituire all'immagine quell '' iniziale emotività che l'assuefazione aveva “corroso”, anche attraverso immagini contrastanti e ripetizioni differenziate della stessa immagine.

Al Premio di pittura San Fedele di Milano nel 1965 espone la sua prima opera con immagini fotografiche, opera che fa molto discutere, in quanto in un dibattito la critica aveva sostenuto che la fotografia "non era pittura".

A quei tempi esporre opere fotografiche negli spazi tradizionalmente occupati dalla pittura non era facile: la fotografia era considerata un'arte minore e potrebbe porre tale ricerca in questi spazi era già un consolidamento del proprio lavoro.

Nel 1968 entra in Mec-Art, poi dal 1971 continua la sua ricerca fotografica in maniera indipendente. Dal '68 politico ha un momento di riflessione sull'utilità di fare ancora lavoro socio-politico. Tra il 1968 e il 1969 orienta la sua ricerca sulle molteplici possibilità di utilizzo dell'immagine fotografica; tra le varie ricerche: "Fusible Images", come possibilità di far interagire due immagini; l'uso della carta film, per ottenere immagini ripetitive ma differenziate nel colore; la tela emulsionata, utilizzando anche uno schermo come elemento di coagulazione o scansione dell'immagine.

Nel suo lavoro la sperimentazione è molto evidente.

Nel 1970 con "Verifica di una mostra", volendo continuare a lavorare sulla realtà inizia ad utilizzare direttamente la fotografia; durante una delle sue mostre "registra" gli eventi e fa un'analisi della fruizione dell'opera d'arte, mette in relazione i rituali della mostra e il comportamento dello spettatore, che lavoro si aggiunge poi alla mostra stessa.

Formalmente l'opera si sviluppa con strisce di fotogrammi ingrandite e disposte su un piano inclinato, quindi una ricerca sulla macroimmagine e sulla prossemica dell'attrito dell'opera.

Invitato nello stesso anno alla Biennale di Venezia per produrre un manufatto all'interno dello spazio espositivo, coglie invece l'occasione per fare un'analisi critica e ironica del ruolo dell'artista in una condizione precostituita, contrapposto elemento come ironico lo zoo e il suo regolamento, in "Analisi di un ruolo operativo".

Un'opera analoga è "Soggiorno Temporale-Soggiorno Eterno" del 1972, in cui utilizza ancora immagini in giustapposizione, analizzando criticamente i rituali legati ai cerimoniali della morte, in cui anche il proprio dolore viene "annunciato" come se fosse

un prodotto di consumo.

La sua ricerca, oltre a esaminare criticamente gli eventi del contesto sociale, nel 1973, con l'opera "Memoria e identificazione come realtà sovrapposte", si muove in una direzione più specifica del comportamento umano e, analizzandone vari aspetti, sviluppa un'immagine sulla memoria e identificazione, mettendoli in relazione con la realtà.

Tagliaferro nel suo percorso non solo contrappone immagini interagenti ma contrasta anche tematiche. Con "Analisi del feticismo", del 1976, si muove ancora "fuori" fissando "segnali" del nostro contesto e verifica le molteplici possibilità di lettura di un'immagine quando viene isolata e trasferita dal suo contesto, proponendola con una soluzione formale dove lo spettatore rimane contenuto nell'immagine stessa.

Vale comunque la pena sottolineare che le sue analisi hanno sempre un riferimento nella realtà, come ribadisce Tagliaferro in "Evidenziare attraverso la quotidianità del vivere", 1977: con una "registrazione" del reale e del non costruito compie un'analisi sull'istinto e sulla razionalità umana .

Con l'opera "The I-Portrait" del 1979, l'artista si interroga rappresentando la sua "immagine" per metà positiva e per metà negativa.

Nel 1979 Tagliaferro si trasferisce in Africa, dove rimane per un paio d'anni, entrando in contatto con la cultura africana; era attratto, in particolare, da una delle ultime tradizioni ancora presenti: le acconciature.

Questi, con il ciclo "Dal segno alla scrittura" del 1983, vengono analizzati per il "segno" che tracciano.

Con l'ultimo lavoro "Sopra/Sotto-Un metro di terra", l'artista torna all'analisi intimista con cui esplora il rapporto tra il proprio io e il fuori in una relazione temporale.

Nelle sue opere Tagliaferro utilizza sempre soluzioni formali che aiutano a mettere in luce le problematiche; in quest 'ultimo utilizza sempre due serie parallele di grandi immagini interagenti, vieni in alcuni lavori precedenti.

Come sostiene l'autore, nella microimmagine è lo spettatore che controlla l'immagine, mentre nella macro è l'immagine stessa che interagisce con lo spettatore.

Aldo Tagliaferro muore a Parma il 30 gennaio 2009; è sepolto a Bazzano (Parma), nell'Appennino emiliano, dove ha vissuto e lavorato negli ultimi 25 anni della sua vita.