Home Magazine Top 15 artisti emergenti

Doppi fari puntati su questi 15 artisti emergenti, provenienti da tutto il mondo e selezionati nei roaster di piccole, ma significative gallerie, che potete trovare nel marketplace di Kooness. Per lo più sconosciuti al grande pubblico, i 15 artisti stanno tuttavia attirando l’attenzione di un sempre più ampio gruppo di addetti ai lavori stanchi dell’iperproduzione artistica e attenti alle novità della scena contemporanea. 

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15 opere d’arte contemporanee create da giovani le cui carriere stanno decollando o hanno appena spiccato il volo. Alcuni hanno già ricevuto importanti riconoscimenti dalla critica e dal mercato. Altri sono riusciti a potenziare la loro creatività durante il lockdown, affinando forme e linguaggi, o definendo nuovi stili e carriere. Sarà interessante seguirne le diverse traiettorie. Chi resisterà nel mondo dell’arte messo a dura prova da quest’annata pandemica e chi, invece, sarà solo un gigantesco flop? Chi verrà notato e assorbito dai Colossi dell’arte e chi riuscirà ad esporre in una grande istituzione, magari per una mostra online?

Pur avendo attinto dalla categoria “pittori” contemporanei emergenti, tutti i 15 artisti si cimentano in tecniche e stili diversi. Pittura astratta, figurativa o concettuale. Pittura che diventa fotografia e fotografia quasi pittorica. Pittura accostata alla video installazione e manipolazioni digitali trasferite in pittura. Molteplici derive ed innesti per un risultato meticciato. L’ibridismo stilistico e culturale è sicuramente uno dei tratti più significativi di questa generazione di artisti. Del resto, i “quadri” di questi artisti contemporanei appaiono più come superfici biomorfiche. Tridimensionali, organiche, fluide. Strutture moltiplicatrici e sensoriali che resistono ai confini della tela. 

 

1 - Paul Pretzer

Il pittore estone Paul Pretzer (1981) inventa un mondo di molteplici ibridi, assurdi e bizzarri, di non facile interpretazione. Un Francescano in preghiera, la cui testa è un’arancia sbucciata (Brüter, 2018); o il prestigiatore di topi con il mantello rosa (Mausfasser, 2018); un gruppo di scheletri che prende a falciate un piede umano (Du Sollst Nicht, 2015). Visionarie, surreali, grottesche, divertenti, ma anche tristi, le creazioni di Pretzer - che da diversi anni attraggono critica e collezionisti internazionali - condensano la grande letteratura moderna, il cinema di Roy Andersson, la pittura rinascimentale e i video di Matthew Barney. Personaggi classici in pose ritualistiche, ritratti di giovani con ghiro, nature morte composte da mele demoniache o grandi nasi. 

 

Paul Pretzer, Peeler, 2020, 47.3 x 60 cm, Courtesy Galeria Uxval Gochez, Barcellona.

 

2 - Golsa Golchini

Mondi in miniatura fatti di acqua e ghiaccio dove minuscole figurine nuotano o sciano, fanno surf su strisce di arcobaleno (The rainbow rider, 2021), si tuffano, si godono i raggi abbacinanti in una piscina artica, rubando il posto ai pinguini. Queste sono le “deliziose” storie, semplici e intriganti, raccontate dall’artista multidisciplinare iraniana Golsa Golchini (1986). I dipinti digitali dei personaggi, con l’aggiunta manuale di alcuni dettagli, vengono trasferiti su impasti tridimensionali di pittura acrilica e cartone. Lingue di colore denso e pastoso che creano porzioni di scenario in cui l’occhio fa capolino. Golchini traduce i momenti della vita reale condivisi da tutti, che racchiudono frazioni decisive, profonde e sfidanti. 

 

Golsa Golchini, Mare, 2019, 26 x 26 cm, Courtesy Winarts Arte, Milano.

 

3 - Emma Coyle

La pittura figurativa dell’irlandese Emma Coyle (1981) prende avvio dai colori brillanti e dalla vastità tipici dei lavori della prima ondata pop americana degli anni ’50, per indirizzarsi verso un immaginario più contemporaneo. La ricerca di immagini nelle riviste di moda, il lavoro di disegno e illustrazione precedono la pittura vera e propria, che per Coyle diviene un’azione minimale e succinta. Linee massicce, figure femminili dirompenti e sfondi pieni per un “pop energetico”. Nella sue serie “Binary” (2019) e, successivamente, “Linda”, Coyle inizia a confrontarsi con forme multiple, figure singole e complesse narrazioni. Il suo lavoro è apparso sulle copertine di prestigiosi magazine.

 

Emma Coyle, Binary 010, 2019, 60 x 48 cm, Courtesy The CAMP Gallery, Miami.

 

4 - Giuliano Sale

Il pittore cagliaritano Giuliano Sale (1977) è un gatto, che dopo il party (dal titolo della sua mostra “After the party”, 2019 alla mc2gallery in Montenegro), si aggira tra i “cadaveri” materiali, organici e umani, registrandone la presenza, l’umore psichico e l’odore. I suoi ritratti sono disorientanti, quasi appannati, i suoi soggetti perturbanti. Spesso fumano, accavallando le gambe (Queen of the pub, 2016); abbracciano gatti neri; si procurano piacere (We can make our fun anyway, 2012). Sono animali strani che richiamano il concetto di enigma, il dramma incontrollato e la violenza sottile. Eppure, è impossibile distogliere lo sguardo, come fosse materia che scava e riporta alla luce. Sale porta le sue atmosfere anche nella scenografia e nell’installazione.

 

Giuliano Sale, Big party #2, 2018/2019, Courtesy l’artista.

 

5 - Idris Habib

Sun Ra, Jimi Hendrix e le leggende jazz come Miles Davis, Louis Armstrong, John Coltrane and Nina Simone. La musica è la prima fonte di ispirazione per Idris Habib (1977), artista sperimentale afroamericano che imprime sulle sue visioni energia, tridimensionalità, colore - principalmente bianco e blu che trasmettono un’idea di purezza, e il nero che trasforma tutto in luce. Le sue serie “Black Diamond”, “Spring Is Here”, e “We Are Family” sono idee portate all’estremo in termini di tonalità, dettagli e contenuti sociopolitici. Habib dedica molto tempo alla ricerca di superfici su cui registrare la sua creatività. Tessuti, carta, oggetti recuperati per le strade di Amsterdam e New York.

 

Idris Habib, Flowerida, 2020, 40 x 55 cm, Courtesy The CAMP Gallery, Miami.

 

6 - Liu Xiaofang

Nel 2010, l’artista cinese Liu Xiaofang (1980) è stata selezionata dal Musée de l'Elyseedi Losanna come una delle fotografe più promettenti dei nostri tempi. Le sue composizioni oniriche sfondano gentilmente la linea di demarcazione tra realtà e illusione e si ricongiungono in un punto intermedio tra fotografia e dipinto. La bimba vestita di bianco, avvolta in una sciarpa rossa - dalla serie di Xiaofang  “I Remember”, legata alla comune nostalgia per le memorie d’infanzia - viene accostata a varie immagini stridenti. Una bomba atomica, un missile, un caccia militare: elementi che minano il tranquillo fluire del tempo di un bambino, ma che vengono dissipati da una sottile patina di poesia e leggerezza.  

 

Liu Xiaofang, I Remember II - 08, 2012, 100 x 100 cm, Courtesy mc2gallery.

 

7 - Kojo Marfo

L’artista visuale “Afro-espressionista” Kojo Marfo (1980) vive a Londra, ma è di origini ghanesi. Potrebbe occupare, a buon diritto, un capitolo nel libro ormai cult, Ragazza, donna, altrodi Bernardine Evaristo (Edizioni SUR 2020) per il suo uso sfrontato, eccentrico, infuocato di materiale sociale. La sua arte, nonostante lo stile fortemente “esotico” per colori, forme e accessori, è più di sostanza. Il matriarcato e il femminismo di matrice occidentale di cui Marfo si è imbevuto; l’ingiustizia e inegualità razziale di cui ha fatto esperienza diretta. Il suo ibridismo non è solo culturale, ma anche temporale. Gli artefatti, sculture e incisioni di tradizione Akan, che hanno accompagnato l’infanzia di Marfo in Ghana, rimangono una forza vitale per il suo lavoro.  

 

Kojo Marfo, Noble Passage, 2020, acrilico su tela, 150 x 158 cm, Courtesy JD Malat Gallery, Londra.

 

8 - Stjepan Sandrk

L’artista Stjepan Sandrk (1984) spinge il realismo pittorico croato ai limiti. La sua tecnica altamente iperrealista - dipinti “parassitari”, come li definisce Sandrk - prevede la rappresentazione di un gruppo di visitatori, all’interno di un museo, in posa di fronte ai capolavori dell’arte. Con la sua serie “Spectacle”, Sandrk decide si focalizzarsi sulla critica del “sistema museo” che opera ormai più come luogo di spettacolo anziché come spazio funzionale e di supporto alla storia dell’arte. Selfie e bastoni estensibili, bocche mostruose, macchine fotografiche, sorrisi forzati tipo Joker. Sandrk si appropria di un puzzle di immagini, da internet o dal suo archivio personale, per creare una “falsificazione della realtà” da trasferire su tela che sia ironica, tagliente, talvolta disturbante. 

 

Stjepan Sandrk, Spectacle (Rembrandt), 2020, olio su tela, 70 x 50 cm, Courtesy Winarts Arte, Milano.

 

9 - Erekle Chinchilakashvili  

Superfici che agiscono come fossero portali su mondi spirituali. Dipinti che svelano i retroscena dietro al sipario della vita reale. L’artista emergente georgiano Erekle Chinchilakashvili (1992), dottorando in Belle Arti a Budapest, cerca di svelare le connessioni tra pittura e letteratura. La materia; le composizioni metafisiche (Metaphysical Flowers, 2018); la tensione tra i corpi; i portali, le griglie, le forme geometriche. A partire dallo studio delle antiche pitture parietali georgiane e sotto l’influenza di Paul Gauguin, Henri Matisse, Paul Klee, Chinchilakashvilicombina i metodi tradizionali di pittura con tecniche sperimentali per creare non solo olii e acrilici, ma anche collage e sculture. 

 

Erekle Chinchilakashvili, Meeting & Separation in Green, 2017, 65 x 60 cm, Courtesy Axis Art Gallery, Città del Capo.

 

10 - Szabolcs Bozó

L’ungherese Szabolcs Bozó(1992) fa parte di una giovane avanguardia di artisti di base a Londra che elevano il gesto infantile e intuitivo, ispirandosi ad un’estetica pura, quasi semplicistica, per creare dipinti scevri da letture politiche o rivendicazioni sociali. I dipinti sono ciò che appaiono. Un incredibile antidoto alla “pesantezza” del momento storico presente. Animali fantastici, mostri a due-tre teste, coloratissimi, che sorridono, vanno in bicicletta, danzano, con berretti da hipsters e unghie dipinte. Un gigantesco libro illustrato che finalmente permette di abbassare la guardia e abbandonarsi alla contemplazione. Il lavoro di Bozóè stato presentato ad Arco Madrid 2019 creando un effervescente tran tran mediatico. 

 

Szabolcs Bozó, Lurking Luke (Settenkedö Lukács), 2020, 130 x 160 cm, Courtesy acb gallery, Budapest.

 

11 - Ronak Moshiri

I dipinti dell’artista Iraniana Ronak Moshiri (1983) sembrano affreschi strappati all’incedere del tempo. Il fondo pittorico - acrilico, olio e tecnica mista - richiama la grana ruvida di una grotta da cui emerge il candore dei personaggi femminili, dediti alla contemplazione della natura e all’essenza del reale. Come un poema mistico del persiano Rumi, le opere espressive di Moshiri hanno un andamento lirico e introspettivo che trae ispirazione dal linguaggio poetico tradizionale iraniano traslato nel contemporaneo. Accedere ad un luogo di bellezza e libertà è possibile attraverso l’osservazione di un quadro di Moshiri. L’artista ha già ottenuto dei riconoscimenti in Italia, dove vive, e all’estero. 

 

Ronak Moshiri, Contemplating Serie Rumi, 2016, 100 x 130 cm, Courtesy Galleria Wikiarte, Bologna. 

 

12 - Riso Chan

L’artista e insegnante spagnola Riso Chan (1991) - pseudonimo di Angela Maria Sierra - opera nel campo dell’illustrazione. Utilizzando acquarelli e assemblaggi di elementi botanici, Riso Chan realizza ritratti, di cui molti autoritratti, con una specifica enfasi sulle consistenze e i pattern ricorrenti. Le sue originalissime creazioni “letteralmente” sbocciano, assorbendo l’energia del cosmo. I suoi personaggi indagano le diverse peregrinazioni della psiche umana: donne ombrose, fumose, madonne di luce, teste che eruttano rami e foglie come fossero idee, desideri, provocazioni. Riso Chan parla del coraggio di andare avanti, della ricerca di libertà quando si è costretti in un lockdown mondiale, della bellezza insita anche nelle storpiature della vita.  

 

Riso Chan, Light Inside, 2020, acquarello, 21 x 29.7 cm, Courtesy The CAMP Gallery, Miami.

 

13 - Alessandro Di Vicino Gaudio

Alessandro Di Vicino (1985), in arte Gaudio, crea dipinti animati a metà strada tra il fumetto, la street-art e la videoarte. Le aree in movimento che Gaudio sviluppa e innesta nelle sue opere sono sintomo e sinonimo dei grandi sconvolgimenti della contemporaneità. Lo choc provocato dall’arrivo di internet, i maniaci del lavoro alle loro postazioni multiple “open space” giorno e notte, l’onnipresente smartphone. Dispositivi che diventano protesi e impieghi che succhiano l’anima. Nel 2019, Gaudio è stato selezionato tra gli Artefici del nostro tempo, un concorso dedicato ai giovani artisti emergenti. Un suo recente progetto richiama l’attenzione sulla mancanza di confini dalla prospettiva del cielo (“No borders from the sky”, 2020).

 

Alessandro Di Vicino Gaudio,CLAUDE BLUE SKY, dalla serie Beautiful Minds, 2019, pittura e video installazione, 100 x 70 cm, Courtesy Floris Art Gallery, Milano.

 

14 - Guang-Yu Zhang

Dopo gli studi nel prestigioso Central Saint Martin’s College of Arts and Design di Londra, l’artista di Shanghai Guang-Yu Zhang (1987) è stato menzionato come “talentuoso artista emergente da tenere d’occhio”. Quello stesso anno, nel 2014, Zhang ha esposto i suoi lavori alla Tate Britain nella mostra "Source collage”. Zhang dipinge quadri e sviluppa fotografie dalle tinte forti, acide, di ispirazione orientale con una sotterranea vena europea. Servendosi della serigrafia, vernice spray e olio su tela, Zhang compone accattivanti diorami, o memorie, di sapore fiabesco, tondi o a forma di pala d’altare, raffiguranti arbusti e uccelli esotici, squali contro uno skyline urbano, navicelle spaziali e cavalli alati. 

 

Guang-Yu Zhang, Oriental Memory XII, 70 x 70 cm, 2013, Courtesy The CAMP Gallery, Miami.

 

15 - Diana Torje

Diana Torje (1983), artista di origini rumene che vive a Parigi, è specializzata in opere pittoriche ricche di linee, punti, onde e minuscoli segni. Negli anni ha costruito una pratica meticolosa basata su strutture e categorie. Linee disegnate che prendono spunto dalla grafica e dai colori dei coralli (Ocean, 2020); puntini astratti dal diametro di 2 mm presi dall’arte aborigena (The Tree of Fire (L’arbre de feu), 2019); il mondo naturale, i cavalli e i ritratti. Lo stile astratto di Torje è labirintico, uno scherzo visivo destabilizzante sia perché richiede un enorme sforzo nella realizzazione, sia perché l’occhio umano può perdersi nei meandri di questo palpitante segno grafico.  

 

Diana Torje, Midnight Fun, 2021, acrilico su tela, 100 x 120 x 4 cm, Courtesy Galerie Bruno Massa, Parigi.

 

Immagine di copertina: Idris Habib, Flowerida, 2020, 40 x 55 cm, Courtesy The CAMP Gallery, Miami.

Scritto da Petra Chiodi