Home Magazine Portraits of Queen Elizabeth II: 70 anni di regno in 8 ritratti

Per settant'anni ha posato per innumerevoli ritrattisti e il suo viso è stato impresso su milioni di francobolli, rendendola un'icona senza pari della sua patria. Al contempo è stata liberamente rappresentata in modo provocatorio e irriverente da artisti anticonvenzionali a lei contemporanei. Eppure c'è chi sostiene che, nonostante tutto, Elisabeth II regina d'Inghilterra rimanga ancora un soggetto imperscrutabile. Passiamo in rassegna alcune fra le opere più significative che hanno immortalato la figura di Sua Maestà, dai quadri istituzionali dei suoi pittori favoriti ai ritratti di Bacon e Freud, dalle serigrafie pop di Andy Wharol alla rappresentazione sfrontata della copertina dei Sex Pistols.

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Philip Alexius de Laszlo, - Princess Elizabeth of York, 1933. 

Philip Alexius de Laszlo, - Princess Elizabeth of York, 1933. Courtesy of viola.bz/

 

Il primo ritratto di Elisabetta risale a quando la regina era ancora la principessa di York. L'opera di Philip Alexius de Laszlo, che definì la sua modella "intelligente e piena di carattere", ci restituisce l'immagine un po' leziosa di una giovanissima Elisabetta, colta come l’incarnazione stessa dell'innocenza. La principessa, che regge un cestino di fiori, è seduta su una panchina e indossa un abito bianco con colletto a balze e un nastro di seta azzurra legato in vita. L'unico rimando al suo status reale compare abbozzato a destra nel dipinto dove è appena riconoscibile il Copper Horse, una scultura equestre in bronzo di Giorgio III.

Cecil Beaton - Coronation Portrait of Her Majesty the Queen, 1953

Cecil Beaton - Coronation Portrait of Her Majesty the Queen, 1953. Courtesy of Royal Collection Trust / © His Majesty King Charles III 2022

Cecil Beaton fotografò la regina nel 1953 in occasione della sua incoronazione. L'immagine mostra un ritratto formale di Sua Maestà assisa in trono nell'Abbazia di Westminster, con indosso il mantello di ermellino e la corona dello Stato imperiale. Nella mano destra tiene lo scettro e nella sinistra l'Orb, il globo del sovrano, tempestato di perle e gemme. Il fatto singolare è che lo sfondo della foto è falso. Fu infatti scattata in una stanza di Buckingham Palace con un'ala dell'abbazia di Westminster riprodotta su un fondale. Questa immagine, decisamente glamour, con la sua atmosfera quasi da favola e l'ambientazione di grande teatralità, suggerisce un senso di irrealtà, che contribuisce però ad accrescere il mito della sovrana.

Pietro Annigoni - Queen Elizabeth II, 1954/Study for the portrait, Her Majesty in Robes of the British Empire, 1969

Pietro Annigoni - Queen Elizabeth II, 1954/Study for the portrait, Her Majesty in Robes of the British Empire, 1969. Courtesy of Caravaggio Editore
 

Contrariamente ai monarchi che l'hanno preceduta, la regina Elisabetta non ha mai avuto un pittore di corte, ma naturalmente aveva le sue preferenze. Pietro Annigoni, un artista italiano tradizionalista, cultore dello stile rinascimentale, rientrava certamente fra queste. Nel 1955 gli fu commissionato un ritratto dalla Venerabile Compagnia dei Pescivendoli (Worshipful Company of Fishmongers), che venne messo in mostra nello stesso anno alla Royal Academy di Londra e ottenne un grande successo di pubblico. Il pittore raffigurò la giovane regina avvolta nel mantello blu scuro dell'Ordine della Giarrettiera davanti a un maestoso paesaggio. Il ritratto, dallo stile marcatamente romantico, subì certo l'influenza dell'opera precedente di Cecil Beaton e, al pari di essa, fu eseguito all'interno di Buckingham Palace. Anni dopo, precisamente nel 1969,  Annigoni tornò a dipingere Sua Maestà, questa volta su commissione della Trustees of the National Portrait Gallery. Per questo ritratto all'artista vennero concesse 18 sedute, che si svolsero durante un periodo complessivo di otto mesi. Il risultato, uno studio preparatorio a olio e pastello raffigurante la regina a grandezza naturale sullo sfondo di un oscuro cielo notturno, rivelò una diversa interpretazione della figura regale di Elisabetta II rispetto al precedente ritratto. “Avevo deciso di mostrarla in solitudine, piuttosto riflessiva e severa, profondamente umana e allo stesso tempo regale, senza ricorrere a corone o altri simboli di regalità” puntualizzò l'artista. Lo studio fu acquistato dalla regina stessa nel 2006.

 

Andy Wharol - Reigning Queens: Queen Elizabeth II of the United Kingdom, 1985. Courtesy of Artnet. 
 

L'artista pop americano Andy Warhol realizzò nel 1985 un ampio portfolio di serigrafie intitolato Reigning Queens, al plurale, poiché queste 16 stampe comprendevano anche i ritratti delle quattro sovrane regnanti in quel momento nel mondo: Elisabetta II, la regina Margrethe di Danimarca, Beatrice dei Paesi Bassi e la regina Ntombi dello stato africano dello Swaziland. Per le stampe raffiguranti la regina d'Inghilterra, si basò su una fotografia ufficiale rilasciata in occasione del Giubileo d'argento del 1977, e scattata dal fotografo reale Peter Grugeon al castello di Windsor il 2 aprile 1975. Warhol si astenne dal ritrarre Sua Maestà la regina nel formato quadrato tipico dei suoi primi ritratti e optò invece per il rettangolo, il classico formato del francobollo britannico. Circola voce che lo stesso Warhol tenesse in poco conto questi lavori e che, quando vennero esposti in una galleria d'arte di New York, abbia affermato con contrarietà: "dovevano essere solo per l'Europa - a nessuno importa qui la regalità". Di questa serie è stata pubblicata anche una Royal Edition, i cui contorni rilucevano di polvere di diamante, fini particelle di vetro molato che furono applicate alla stampa durante la bagnatura conferendo alle serigrafie un effetto scintillante. La Royal Collection ha acquisito le quattro stampe nel 2012.

 

Lucian Freud - Queen Elizabeth II, 2001. Courtesy of arthive.com/. 
 

Il ritratto della regina eseguito da Lucian Freud nel 2001 è uno dei dipinti più piccoli della sua produzione, e misura circa 25x15 centimetri. L'artista si recò al St James's Palace dove Elisabetta, che gli aveva commissionato personalmente il dipinto, accettò di posare per lui con la corona di diamanti. L'opera, dai tratti espressionisti, richiese una lavorazione di sei mesi ed è tipica dello stile provocatorio di Freud. Forse nessuno fra i ritratti di Elizabeth II ha diviso l'opinione pubblica in modo così marcato. Alcuni critici lo hanno lodato, altri invece lo hanno irrimediabilmente stroncato. Fra questi Arthur Edwards, collaboratore del periodico britannico The Sun e fotografo specializzato in immagini della famiglia reale, che suggerì di rinchiudere Freud nella Torre per il modo in cui aveva ritratto la sovrana.

 

​​​​​​Chris Levine - Queen Elizabeth II ('Equanimity'), 2004. Courtesy of Baldwin Projects

Chris Levine, un artista canadese che lavora nel campo della light art, fu incaricato nel 2004 dal Jersey Heritage Trust di creare un ritratto della regina Elisabetta . L'opera originale, realizzata dall'artista utilizzando una fotocamera lenticolare digitale ad alta risoluzione, mostra la sovrana con indosso il diadema già apparso in precedenza nel ritratto di Freud. La preparazione del set fu così descritta dall'artista: "volevo creare un'icona e distillare l'immagine fino alla sua essenza più pura. Quindi ho scelto un filo di perle, non tre, e la croce nel suo diadema è così meravigliosamente semplice. Ho colto ogni opportunità per ritagliare l'immagine e semplificarla. Ho chiesto una selezione di mantelle e non appena ha indossato quella di ermellino, è stato come se qualcuno avesse parlato dall'alto - c'era l'immagine" Durante i lavori, in vista di alcune regolazioni della telecamera, Levine aveva suggerito alla regina di riposarsi in attesa di un ripristino del sistema, per poi rendersi conto di averla catturata inavvertitamente con gli occhi chiusi, in un atteggiamento del tutto spontaneo. Ne è scaturita un'immagine straordinaria che sarebbe diventata famosa, ovvero un ritratto della regina con gli occhi chiusi nel quale, grazie ai suoi luminosi capelli, alla pelliccia bianca e alla tiara tempestata di perle simile a un’aureola, appare circondata da un magico bagliore, in una sorta di staticità quasi sovrannaturale. Sempre Levine affermò che "questa foto ci porta nella mente della regina, nel suo regno interiore". Equanimity è stato presentato alla National Portrait Gallery nel 2011. 

Jamie Reid - Sex Pistols, God Save the Queen, 1977

Pietro Annigoni - Queen Elizabeth II, 1954/Study for the portrait, Her Majesty in Robes of the British Empire, 1969. Courtesy of Caravaggio Editore
 

Per ultimo non si può evitare di citare l'Artwork di Jamie Reid per il singolo God Save the Queen dei Sex Pistols, forse l'immagine punk più iconica di sempre. Il lavoro fu realizzato nel 1977 quando Malcom McLaren, manager della band inglese, decise di lanciare il primo singolo dei Sex Pistols affidando proprio a Reid, suo compagno di classe al Croydon Art College, il compito di idearne la copertina. Il successo arrivò immediatamente e il brano, che nel frattempo era stato censurato dalla BBC, scalò immediatamente le classifiche proprio durante l'anno in cui ricorreva il Giubileo d'argento per il 25º anniversario dell'incoronazione di Her Majesty. Reid per il suo lavoro si ispirò a una foto in bianco e nero scattata da Peter Grugeon, sfigurando letteralmente l'immagine della regina. Al posto degli occhi e della bocca come strappati via dal viso della sovrana, campeggiano il titolo del singolo e il nome della band, composti da un mix di diversi caratteri tipografici simile a quelli usati per le richieste di riscatto. Se le interpretazioni riguardo all'illustrazione sono molteplici, unanime è il giudizio sul forte impatto che questa immagine, come l'intero fenomeno Sex Pistols, ebbe nel panorama sociale di quegli anni. Nel 2001 la copertina di Reid si classificò al primo posto nella lista delle 100 migliori cover di LP di tutti i tempi secondo il mensile britannico di musica Q, mentre la fotografia dell'immagine è conservata presso la National Portrait Gallery a Londra. Ultimamente John Lydon, il leader dei Pistols, convinto anti-monarchico, nell'apprendere della morte della sovrana d'Inghilterra, ha postato sul suo account Twitter la versione originale della storica effige di Elisabetta, citando la frase “Send her victorius”, un passaggio dell’inno nazionale inglese God Save The Queen. Dio salvi la regina, appunto, con buona pace di tutti.

Cover Image: Károly Keserü, Untitled (1507041) XXth Century Series Andy Warhol, stamps series Queen Elizabeth II. Courtesy of Patrick Heide Contemporary Art. 

A cura della redazione di Koness