Home Magazine L'arte radiosa di Keith Haring torna in Italia

È stato definito dalla critica come una delle voci più geniali dell'intero panorama artistico mondiale del'900 e i suoi murales nelle stazioni della metropolitana hanno rappresentato una vera e propria rivoluzione culturale. Il suo universo creativo ha ampliato gli orizzonti del linguaggio visivo affrontando i principali temi politici e sociali del suo tempo e divenendo un punto di riferimento, non solo per i futuri street artist. Ora l'arte e l'energia di Keith Haring tornano in Italia, a Monza, dove dal 30 settembre sarà possibile ripercorrere la sua singolare carriera in una mostra dal titolo Radiant Vision.

 

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Curata da Katharine J Wright e reduce dal grande successo riscosso nelle quattro tappe del tour americano nel Missouri, a New York, in Florida e in Pennsylvania, la mostra si divide in nove sezioni nelle quali vengono proposte oltre 100 opere tra disegni, stampe, manifesti, litografie e serigrafie provenienti da collezione privata. Un viaggio attraverso le tappe della prolifica produzione dell'artista americano, dai disegni nell’underground alle mostre nelle più famose gallerie di New York, fino alla creazione del Pop Shop.

 

Keith Haring, Scissors. Courtesy of The Keith Haring Foundation

 

Radiant Vision

Nella sezione dedicata all'iconografia si avrà l'opportunità di analizzare da vicino l'inconfondibile lessico figurativo di Haring: cani, dischi volanti, televisori, ballerini e bimbi circondati da una luminosa energia, che rappresentano la geniale sintesi di questo percorso, frutto della sua straordinaria abilità di disegnatore e della sua passione per lo studio dei simboli. In un'altra sezione i visitatori potranno vedere dal vivo proprio gli iconici Radiant Baby, che per primi stabilirono un dialogo tra il mondo dell'arte e le aspirazioni dei giovani di allora. Il bambino radioso, divenuto vero e proprio simbolo della cultura americana pop degli anni '80 rappresenta, come l'artista stesso precisò, "l'esperienza più pura e positiva dell'esistenza umana". E a proposito di giovani, nella mostra figura una serie di 11 incisioni realizzate in collaborazione con un amico speciale, Sean Kalish, un bambino particolarmente dotato per il disegno conosciuto al Pop Shop. L'entusiasmo di Haring e il talento di Kalish hanno portato alla realizzazione di una serie di immagini selvagge e surrealiste create durante le visite in studio di Sean e raccolte nella Kalish Suite.

 

Keith Haring, Medusa Head. Courtesy of Borch

 

Radiant Vision offre inoltre la possibilità di ammirare Medusa Head la più grande stampa mai realizzata da Keith Haring. Lunga più di due metri e alta quasi un metro e mezzo, fu ottenuta grazie all'utilizzo di una macchina da stampa di ben 3 metri. L'artista rivisita il mito greco di Medusa, la dea dai capelli di serpente e dallo sguardo che pietrifica, che qui prende le sembianze di una sorta di idra, i cui tentacoli terminano in figure umane stilizzate. C'è chi ha visto in quest'opera un riferimento all'Aids, la malattia che in quegli anni si stava portando via molti suoi amici e di cui poi egli stesso sarà vittima. La mostra presenta anche una sezione dedicata alla giustizia sociale, fra le cui opere spicca Untitled (Apartheid). Il dipinto, che si articola su due pannelli separati, illustra la lotta di un personaggio nero per liberarsi dal cappio dell'oppressore bianco. Un lavoro che il famoso pop artist realizzò a sostegno del movimento anti-apartheid. L'esposizione, allestita nell'Orangerie della Villa Reale, aprirà i battenti il 30 settembre 2022 per chiudere il 29 gennaio 2023.

 

Keith Haring

Keith Haring (1958-1990) è stato uno degli artisti americani di spicco degli anni '80. Trasferitosi a New York nel 1978, venne letteralmente travolto dall'energia e dal particolare clima culturale che regalava agli artisti nuove possibilità espressive, non più all'interno di gallerie e musei ma nelle strade, stazioni e club della città. Fu proprio in quegli anni che Haring ideò un insolito tipo di espressione grafica basata principalmente sulla linea. Sarà questo l'elemento caratteristico del suo inconfondibile linguaggio figurativo. Haring cominciò a riempire con i suoi rapidi tratti ritmici i pannelli pubblicitari inutilizzati nelle stazioni della metropolitana, arrivando a realizzare fino a 40 subway drawings in un giorno. Il decennio 1980-1990 portò a Keith Haring riconoscimenti internazionali, la partecipazione a numerosi progetti pubblici, mostre collettive e personali oltre alla realizzazione di scenografie, campagne pubblicitarie e murales in ogni parte del mondo.

 

Keith Haring, Untitled, 1984. Courtesy of The Keith Haring Foundation

 

Nell'aprile 1986, decise di aprire a Soho un negozio che vendeva magliette, giocattoli, poster e oggettistica, il tutto ispirato alle sue creazioni. Dipinse completamente l'interno del suo Pop Shop (che fu poi chiuso nel 2005) con un murale astratto nero su bianco, creando un curioso e sorprendente ambiente di vendita aperto a tutti. Dopo aver esplorato l'incredibile potenziale di promozione del suo brand, riuscì a rompere la delicata barriera tra arte e commercio rendendo le sue opere disponibili ad un pubblico il più vasto possibile e ricevendo per questo grande sostegno anche da colleghi e amici, in primis Andy Warhol. Haring collaborò con diversi artisti, tra i quali lo stesso Warhol, Madonna, Grace Jones, Yoko Ono, Timothy Leary e William Burroughs. La semplicità e immediatezza del suo linguaggio artistico ne fecero una vera e propria icona del secolo scorso e il suo lavoro ha spesso avuto il merito di focalizzare l'attenzione sui concetti universali di civiltà. A conferma del suo attivismo e forte impegno nel sociale, durante la sua carriera Haring ha prodotto più di 50 opere d'arte pubbliche in città di tutto il mondo, alcune delle quali espressamente destinate a ospedali o enti di beneficenza e assistenza.

 

Keith Haring, Montreux 1983. Courtesy of Baldwin Projects 

 

Dopo che gli fu diagnosticato l'Aids nel 1988 fondò la Keith Haring Foundation, impegnata a finanziare programmi per bambini, assistenza ai malati di AIDS e concesse la libertà di utilizzare le sue immagini per mostre e pubblicazioni. Proprio per le complicazioni legate alla malattia, Keith Haring morì all'età di 31 anni il 16 febbraio 1990. Alla funzione commemorativa tenutasi il 4 maggio dello stesso anno presso la Cattedrale di St. John the Divine a New York City, erano presenti oltre 1000 persone.

 

Cover image: Keith Haring. Courtesy of Radiant Vision 

A cura della redazione di Kooness

 

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