Home Magazine La biennale delle donne. La biennale dei record

Cala il sipario sulla 59ma Biennale d’Arte di Venezia. Dopo un'attesa di tre anni, questa edizione verrà ricordata, oltre che per l'originalità dei suoi contenuti, declinati principalmente da voci femminili del mondo dell'arte, anche per aver registrato il record di affluenza più alto di sempre. Un successo per nulla scontato, considerato che la kermesse ha dovuto fare i conti prima con la pandemia e poi con le problematiche connesse allo scoppio della guerra in Ucraina.

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“È stato un viaggio molto lungo, che ci ha portato attraverso una pandemia, una guerra crudele e un senso collettivo di incertezza. Organizzare questa mostra in tali circostanze è stata una grande avventura, non priva di ostacoli e complicazioni.” così ha dichiarato la curatrice Cecilia Alemani in occasione della chiusura della mostra, ringraziando le artiste e gli artisti per aver contribuito con le loro opere ad alimentare la passione e l'entusiasmo dei visitatori. Sottolineando le difficoltà affrontate, ha poi aggiunto: "Anche se ora le cose sembrano essere tornate a una sorta di normalità, sappiamo tutti che è stato un periodo straordinario e che ci sono voluti più di due anni per arrivare a questo punto. Il fatto che questa esposizione sia stata aperta puntualmente ad aprile ha del miracoloso".

Brick House - Simone Leigh - Venezia 2022. Photo © Kooness

Biennale Venezia: i record

La 59ª esposizione internazionale d'arte, Il latte dei sogni, conclusasi domenica 27 novembre 2022, ha fatto registrare uno straordinario successo di pubblico. Con 800.000 biglietti venduti, un aumento del 35% rispetto all'edizione del 2019, si tratta dell'affluenza più alta mai riscontrata nei 127 anni di storia della Biennale di Venezia. Un risultato solo parzialmente imputabile alla maggior durata della mostra, visitabile per 24 giorni in più rispetto alla precedente. I visitatori provenienti dall'estero sono stati il 59%, contro il 41% di quelli italiani. Grande è stato anche l'interesse della stampa, con 10.000 i giornalisti, fra italiani e stranieri, che si sono accreditati durante i mesi di apertura. Confortante il dato che evidenzia la straordinaria presenza di giovani e studenti, che sono stati 239.276, ovvero il 30% dei visitatori totali della rassegna.

Elephant - Katharina Fritsch - Venezia 2022. Photo © Kooness

 

Biennale Venezia: i numeri

Le artiste e gli artisti invitati alla mostra sono stati 213 provenienti da 58 paesi, 180 dei quali non avevano mai partecipato a una Biennale prima d'ora. Il fatto che 191 fossero donne, molte delle quali nere o appartenenti a minoranze, a fronte di soli 22 uomini, ha sancito un nuovo primato, ridimensionando la centralità della figura maschile nella storia e nella cultura artistica. Si sono contate 80 partecipazioni nazionali, di cui 27 nei padiglioni storici ai Giardini, 26 all'Arsenale, e 27 nel centro storico di Venezia. Fra queste si segnala un'assenza di peso: subito dopo lo scoppio delle ostilità fra Russia e Ucraina, a fine febbraio, il curatore e gli artisti coinvolti nel progetto di partecipazione russa si sono dimessi e hanno comunicato che il padiglione sarebbe rimasto chiuso. La rassegna ha visto anche la presenza di otto nazioni al loro debutto in una Biennale: Repubblica del Camerun, Namibia, Nepal, Sultanato dell'Oman, Uganda, oltre alle Repubbliche del Kazakhstan, del Kyrgyzstan e dell'Uzbekistan che hanno partecipato per la prima volta con un proprio padiglione.

Biennale Venezia: i giovani

Per la prima volta è stato realizzato il Biennale College Arte 2021/22, che ha visto la partecipazione di giovani artisti emergenti Under 30 selezionati fra le oltre 250 candidature da tutto il mondo. I finalisti, tre artiste da Italia, Sudafrica, Zimbabwe e un artista dalla Georgia, hanno ricevuto un premio da 25.000 € come contributo per la realizzazione di un'opera che è stata poi presentata fuori concorso all'interno dell'esposizione.
Biennale Sessions è stato invece un progetto dedicato alle Università, Accademie di belle arti, istituzioni di ricerca e formazione nel settore delle arti visive, che ha coinvolto ben 3017 studenti universitari.

Biennale Venezia: anima e struttura della mostra

La 59ª Biennale prende il suo titolo, Il latte dei sogni, da un libro di favole di Leonora Carrington, artista surrealista che, con il suo mondo magico popolato di creature fantastiche e ibride, regno della trasformazione, dell'alchimia e dell'immaginazione, è il vero spirito guida dell’esposizione. Metamorfosi è la parola chiave, intesa con riferimento ai corpi, ma anche alla relazione fra individui e tecnologie, oltre che ai legami con la madre Terra. Gli interrogativi di fondo ruotano intorno alla definizione di umano, che sta cambiando e perdendo centralità, alle differenze fra vegetale, animale, umano e non umano, alle interdipendenze fra gli esseri e alle nostre responsabilità nei confronti del pianeta. Il percorso si articola negli spazi del complesso dell'Arsenale, partendo dalle Corderie, per proseguire alle Artiglierie e agli spazi esterni delle Gaggiandre e del Giardino delle Vergini, mentre presso i Giardini si trovano il Padiglione Centrale e i vari padiglioni storici nazionali. Disseminate all'interno degli spazi fra il Padiglione Centrale e le Corderie, si incontrano cinque piccole mostre nella mostra denominate Capsule del tempo, che accendono i riflettori su opere, oggetti, documenti, esperienze artistiche passate, spesso minori o emarginate dalla storia dell'arte, poste in una sorta di dialogo a distanza di generazioni fra un passato e un presente che ne raccoglie l'eredità. Una di queste capsule, collocata in una sala sotterranea del Padiglione Centrale ai Giardini e intitolata La culla della strega, può essere considerata il cuore pulsante della mostra. Vi sono contenute le memorie di artiste, scrittrici, danzatrici vicine alle avanguardie del loro tempo, le quali condividono temi come l'esplorazione surrealista del corpo, la fusione di umano e macchina, il rifiuto della visione patriarcale di genere e identità. Questo è il luogo dove sono custodite anche le opere di Leonora Carrington.

Biennale Venezia: i premi agli artisti

Entrambi di dimensioni monumentali, l'evocativo bronzo femminile di Simone Leigh (Leone d'Oro) intitolato Brick House, originariamente collocato sulla High Line di New York, e l'elefante in poliestere di Katharina Fritsch (Leone d'oro alla carriera) accolgono il visitatore come numi tutelari, posti a guardia dell'ingresso rispettivamente delle Corderie e del padiglione centrale ai giardini. Elephant è ricavato dal calco di un elefante impagliato e riproduce con sorprendente nitidezza ogni dettaglio della pelle dell'animale, seppure in spiazzante contrasto con il materiale plastico verde scuro dalla finitura opaca. Un effetto che l'artista tedesca sfrutta spesso nelle sue opere, iperrealistiche e al contempo fantastiche, che proprio in virtù di questo contrasto disorientano e generano stupore. Di sapore diverso, il potente busto della Leigh abbandona invece il naturalismo per fondere corpo e architettura, innestando la testa di una donna nera, con tanto di trecce ma priva di occhi, direttamente su un'enorme gonna simile a una casa di argilla.

Simone Leigh, Cupboard, Venezia 2022. Photo © Kooness

Giudicata miglior artista della mostra, Simone Leigh, nata a Chicago, è anche la prima donna di colore a rappresentare gli Stati Uniti alla biennale di Venezia. L'allestimento dal titolo Sovereignty, che trasforma il padiglione americano fin dall'esterno con un tetto in paglia nello stile delle abitazioni africane, si snoda attraverso un ampio corpus di lavori della Leigh. Unendo diverse narrazioni culturali, suggestioni passate e presenti, astratto e figurativo, video e sculture plasmate in materiali diversi con la stessa maestria ed efficacia, l'artista offre una riflessione sul concetto di indipendenza e punta l’attenzione sulla diaspora africana e sulla storica assenza delle donne nere dalle istituzioni bianche. Un secondo Leone d'oro alla carriera è stato assegnato alla cilena Cecilia Vicuña, fortemente legata al pensiero indigeno, i cui dipinti si ispirano a quelli degli artisti Inca del Perù che nel XVI secolo furono costretti a convertirsi al cattolicesimo e a dipingere icone religiose spagnole. Una serie di sculture da lei realizzate porta il nome di precarios per il grande senso di caducità che ne emana. Una di queste, dal titolo NAUfraga, composta con materiale di recupero e detriti raccolti a Venezia, si erge a simbolo della fragilità della città lagunare, che sta lentamente sprofondando per colpa dello sfruttamento del pianeta. Il Leone d’Argento per promettente giovane partecipante è andato ad Ali Cherri. In una video installazione intitolata Of Men and Gods and Mud, l'artista libanese tesse il racconto visionario di un uomo impegnato a plasmare nel fango i mattoni per la diga di Merowe e di una creatura mistica nata dai suoi scarti di lavorazione, che si fa metafora della devastazione provocata da una delle maggiori opere idroelettriche del continente africano. Due sono le menzioni speciali ai partecipanti. Lynn Hershman Leeson, statunitense, il cui lavoro ibrida fotografia, video, performance, media e Net Art per esplorare temi come la privacy, l'ingegneria genetica, l'intelligenza artificiale. Proprio da quest'ultima sono stati creati i ritratti fotografici di personaggi inesistenti riprodotti su specchio nella serie di stampe intitolate Missing Person, mentre il video Logic paralyzes the heart, riflessione sul tema dell'integrazione del corpo con sistemi digitali di controllo, è narrato dalla voce di una cyborg di 61 anni. Shuvinai Ashoona, artista inuk che crea i propri lavori all'interno di una cooperativa di artisti denominata Kinngait Studios, realizza disegni visionari di gusto fortemente surrealista, in cui creature fantastiche o ibridazioni umano-animali convivono con scene domestiche di vita quotidiana contemporanea degli Inuit.

Biennale Venezia: i premi alle partecipazioni nazionali

Il Leone d'oro per la miglior partecipazione nazionale va alla Gran Bretagna per l'allestimento di Sonia Boyce, artista britannica di origine afro-caraibica. Al pari di Simone Leigh, anche la Boyce vanta il primato di essere la prima artista donna Black a rappresentare la Gran Bretagna allestendone lo storico padiglione dei Giardini. Feeling Her Way è il titolo della mostra, decisamente immersiva, che unisce disegno, fotografia, video e installazione. Sulle pareti del padiglione, rivestite da tasselli di carta da parati assemblati dalla Boyce con un disorientante effetto mosaico, trovano posto degli schermi video incorniciati da vistose strutture dorate tridimensionali, sui quali quattro cantanti britanniche nere improvvisano a cappella, riempiendo lo spazio con un dissonante coro di voci. 

Les rêves n’ont pas de titre -  Zineb Sedira - Venezia 2022. Photo © Kooness

Le menzioni speciali per le partecipazioni nazionali vanno alla Francia e all'Uganda. L'artista franco algerina Zineb Sedira, con la mostra dal titolo Les rêves n’ont pas de titre, attinge a piene mani all'immaginario del cinema per trasformare il padiglione francese in un vero set cinematografico, in cui il visitatore può immergersi totalmente, con effetti di grande suggestione. Sfumando i confini tra finzione e realtà, l'allestimento punta lo sguardo su un'epoca, quella degli anni '60 e '70 del '900, ricca di coproduzioni cinematografiche fra Francia, Italia e Algeria, evocate anche dai fotogrammi che scorrono sullo sfondo, tratti dal film italo-algerino del 1964 Les mains libres, del regista Ennio Lorenzini. Menzionato per la sua prima partecipazione nazionale, il padiglione ugandese propone la mostra dal titolo Radiance – They Dream in Time. Le opere presentate sono quelle di Acaye Kerunen, le cui installazioni in rafia e fibra di banana citano attività manuali popolari parlando anche della rete della connettività globale e di Collin Sekajugo, artista e attivista, che fonde uno stile pittorico contemporaneo con materiali tradizionali come il tessuto di corteccia dell'Uganda.

Biennale Venezia: conclusioni

Quella appena conclusa è stata una Biennale atipica, che ha visto la luce in un periodo storico del tutto fuori dal comune. Tutta la sua organizzazione si è svolta attraverso lo schermo di un computer, la selezione degli artisti soltanto in video, senza poter visionare dal vivo la maggior parte delle opere. Inoltre, per il protrarsi della pandemia, l'inaugurazione è stata posticipata di un anno, cosa in passato avvenuta solo durante le due guerre mondiali. Ma Il latte dei sogni è stato indubbiamente un successo e questo, dopo mesi di isolamento e privazioni, testimonia una grande voglia di partecipare, vivere l'arte in prima persona, condividerla, toccarla con mano.


La curatrice, domandandosi quale sia la responsabilità di dell'Esposizione Internazionale d'Arte in questo momento storico, si risponde che "la Biennale assomiglia a tutto ciò di cui ci siamo dolorosamente privati in questi ultimi due anni: la libertà di incontrarsi con persone da tutto il mondo, la possibilità di viaggiare, la gioia di stare insieme, la pratica della differenza, della traduzione, dell'incomprensione e quella della comunione". In tempi come i nostri, dunque, testimonia che "l'arte e gli artisti possono aiutarci a immaginare nuove modalità di coesistenza e infinite possibilità di trasformazione.”

Immagine di copertina: Les rêves n’ont pas de titre -  Zineb Sedira - Venezia 2022. Photo © Kooness

A cura di Chiara Montani