Home Magazine Giovanni Battista Moroni (1521-1580). Il ritratto del suo tempo: Ultimi giorni per scoprire il genio di un maestro del Cinquecento

L'esposizione celebra l'eredità di Moroni attraverso i ritratti che catturano l'anima del suo tempo. Un omaggio alla maestria artistica del pittore bergamasco che continua a ispirare e affascinare ancora oggi.

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Restano solo pochi giorni per non perdersi la straordinaria esposizione Giovanni Battista Moroni (1521-1580). Il ritratto del suo tempo, attualmente in corso presso le Gallerie d'Italia di Milano fino al 1 aprile, ospitata nella splendida sede museale di Intesa Sanpaolo in Piazza della Scala. Questa iniziativa è strettamente legata alle celebrazioni di Bergamo Brescia Capitali italiane della Cultura 2023. La mostra rappresenta il culmine di una serie di esposizioni monografiche dedicate al grande pittore bergamasco, a suggello di altri eventi espositivi che si sono svolti negli ultimi anni: al Museo Adriano Bernareggi nel 2005, alla Royal Academy of Arts di Londra, nel 2014, e alla Frick Collection di New York nel 2019.

Giovanni Battista Moroni (1521-1580). Il ritratto del suo tempo 

Il nucleo principale della mostra comprende la più ampia raccolta mai vista di opere di Giovan Battista Moroni, accompagnata da lavori di altri artisti a lui contemporanei, quali Lotto, Moretto, Savoldo, Anthonis Mor, Tiziano, Veronese e Tintoretto. L'esposizione si snoda attraverso un itinerario che coinvolge le più importanti realtà museali e luoghi storici legati all’artista, l'Accademia Carrara di Bergamo, la Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia, il Comune e la Parrocchia di San Giuliano di Albino (BG) e Palazzo Moroni a Bergamo. Divisa in nove sezioni tematiche, la mostra, curata da Simone Facchinetti e Arturo Galansino, include oltre 100 pezzi tra dipinti provenienti da importanti musei internazionali tra cui figurano la National Gallery di Londra, il Kunsthistorisches Museum di Vienna, la Gemäldegalerie – Staatliche Museen di Berlino, il Musée du Louvre, il Museo Nacional del Prado, la National Gallery of Art di Washington e il Philadelphia Museum of Art, oltre a una varietà disegni, libri, medaglie e armature.


Alessandro Bonvicino detto il Moretto: maestro di Moroni 

L'esposizione inizia con un’approfondita esplorazione della figura di Alessandro Bonvicino, noto come il Moretto, maestro di Moroni, di cui sono esposte due opere di grande rilevanza: la Pala di Sant'Andrea e San Paolo caduto da cavallo. Si ipotizza che il Moroni abbia fatto parte della bottega del celebre maestro già verso la fine degli anni Trenta del Cinquecento, periodo in cui Moretto era il pittore bresciano più richiesto. Le molte opere in mostra da lui dipinte offrono l'opportunità di esplorare un possibile dialogo artistico tra il maestro e il suo allievo, spaziando dai temi sacri alla ritrattistica. Per quanto riguarda quest'ultima, grande fonte di ispirazione fu anche l'esempio di Lorenzo Lotto, artista vicino al Moretto, dal quale il Moroni mutuò l'abilità di guardare ai propri modelli in modo informale e diretto, improntato a una sorta di familiarità.

Moroni a Trento 

Il percorso prosegue esaminando il periodo dell'artista legato alla città che ospitò il Concilio ecumenico da cui scaturirono i dettami della Controriforma. Frequentando la corte del Principe Vescovo della città, dei cui nipoti aveva realizzato i ritratti, il Moroni ebbe modo di entrare in contatto con il lavoro dei più fulgidi protagonisti della ritrattistica del tempo. Fra questi Tiziano e Anthonis Mor, alcune opere dei quali sono qui messe a confronto con quelle dell'artista di Albino, che avevano perfezionato il cosiddetto state portrait, un tipo di ritratto ufficiale in breve adottato da tutte le corti europee.

Ritratti 

Verso la metà del XVI secolo, Moroni iniziò a esplorare il genere pittorico che gli avrebbe conferito fama internazionale. Questo divenne l’elemento centrale della sua produzione e, tra le 227 opere a lui attribuite, oltre 130 sono ritratti. Attraverso l’esposizione, che confronta e collega le opere di vari autori, è possibile cogliere appieno le peculiarità dell’artista bergamasco, che fu un autentico maestro del ritratto “al naturale”. Vivide, immediate e straordinariamente espressive, le opere del Moroni sono in grado di cogliere tanto efficacemente la psicologia e l'animo dei suoi modelli da restituirci l'impressione di averli davanti a noi in carne e ossa.

G. B. Moroni -  Ritratto di Isotta Brembati - Bergamo, Palazzo Moroni, collezione Lucretia Moroni in concessione al FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano

 

Moroni e il ritratto della società del suo tempo 

Non sono re, papi o cardinali a posare davanti all’artista ma esponenti della società lombarda del secondo Cinquecento: nobili, letterati, uomini politici, militari, prelati. Questi soggetti, raffigurati senza alcuna forma di idealizzazione, offrono un prezioso spaccato della società a lui contemporanea. Le principali famiglie bergamasche si rivolgono al Moroni facendone il loro ritrattista ufficiale, anche in virtù del fatto che, dopo la parentesi di Trento, il pittore aveva fatto ritorno ad Albino, suo paese natale, per dimorarvi in pianta stabile. In quel periodo nascono alcune delle opere più felici del maestro, fra le quali figurano capolavori come i ritratti di Gabriel de la Cueva, futuro Governatore di Milano, della poetessa Isotta Brembati con il suo intrigante ventaglio di morbidissime piume di cigno e del suo secondo marito, Gian Gerolamo Grumelli, passato alla storia come «Il cavaliere in rosa».

 

G. B. Moroni  - Ritratto di Gian Gerolamo Grumelli (Il cavaliere in rosa) - Bergamo, Palazzo Moroni, collezione Lucretia Moroni in concessione al FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano

Il Sarto 

Il Sarto, proveniente dalla National Gallery di Londra, è senza dubbio il dipinto più celebre del Moroni e, posto a conclusione della mostra, ne costituisce il culmine. Considerato il suo capolavoro, l’opera esalta il volto intenso dell'uomo, la sua posa studiata in modo da risultare di grande naturalezza, la minuziosa, magnifica resa dei suoi indumenti eleganti. Il tutto accolto da uno sfondo neutro sui toni del grigio, illuminato dall’alto con un'intuizione che anticipa le innovazioni caravaggesche, così da concentrare l’attenzione sul protagonista. Il nero della stoffa a cui il sarto sta lavorando è il trait d'union con le altre opere esposte nella sala, tutti ritratti di personaggi abbigliati rigorosamente in nero, il colore ufficiale dell’aristocrazia del tempo, come testimonia anche il libro in mostra con modelli sartoriali del XVI secolo.

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G.B. Moroni – Ritratto di sarto (Il tagliapanni) – London, The National Gallery - © Kooness. 

“Una semplicità accostante, una penetrante attenzione, una certa calma fiducia di poter esprimere direttamente senza mediazioni stilizzanti la realtà che sta intorno”. Le parole di Roberto Longhi, a suggello di una mostra senza precedenti, celebrano un artista dal pennello potente che, seppur confinato all'ombra della provincia, va annoverato a pieno titolo fra i grandissimi della storia dell'arte.

A cura della redazione di Kooness 

Immagine di copertina: Giovanni Battista Moroni (1521-1580). Il ritratto del suo tempo – Photo Roberto Serra