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Janis Avotins dipinge immagini oscure, spettrali e fotorealistiche tratte da fotografie antiche dimenticate e media dell'era sovietica. Piuttosto che copiare direttamente i soggetti - figure femminili, teste e busti patriarcali, o mani che sporgono da una manica della camicia - li riduce a forme nebulose e isolate con una qualità effimera. Il critico Gabriel Coxhead una volta notò il senso pervasivo "delle immagini che vengono delimitate dall'oscurità circostante, ma anche minacciate da essa, come se fossero continuamente sull'orlo di essere susseguite dalla sua amorfietà affamata." Avotins ottiene il suo caratteristico effetto granuloso e nebbioso coprendo la tela con una sottile imprimatura di vernice ad olio scuro. Lascia alcune aree della tela non ombreggiate in modo che i soggetti appaiano luminosi, o addirittura solarizzati, imitando gli effetti dei processi di stampa fotografica utilizzati nel suo materiale di partenza.